Traversata del Monte Marsicano


Partecipanti Stefano e Giorgio

Dopo diverse escursioni fatte al Monte Marsicano con partenza ed arrivo nello stesso luogo è finalmente venuta fuori l’occasione di farne una traversata da nord a sud, dalla strada bianca (sentiero A1) all’altezza della fonte Canala nei pressi di Pescasseroli, fino al km 53 della strada tra Opi ed il Lago di Barrea (si parcheggia in un piccolo slargo lungo la strada proprio di fronte alla staccionata in legno da cui inizia il sentiero F10). Noi siamo partiti da Pescasseroli ma ovviamente si può decidere per l’inverso, comunque vada si avrà la possibilità di fare un’escursione notevole su una lunga dorsale costellata di cime e con grandi panorami su tutti i più bei gruppi del parco.
Lasciata l’auto alla fonte della Canala ci si avvia sulla comoda sterrata che porta al rifugio Prato Rosso. Si segue la carrozzabile immersi tra faggi monumentali per 2,5 chilometri sino a raggiungere la quota di circa 1.450 mt. dove, facendo attenzione, si nota sulla destra una traccia sul terreno appena accennata (qualche albero con segni azzurri) che si allontana dalla sterrata entrando nel bosco più fitto e poi, con un’ampia ansa, volge verso sud costeggiando la base della dorsale da cui si eleva la Serra Cappella.
Si prosegue lungo la traccia che poi diviene sentiero via via più marcato per circa 600 metri guadagnando ancora un pò di quota in leggera salita sino a quando il terreno torna in piano (circa 1.500 mt); in questo punto si lascia la traccia (proseguendo ci si raccorderebbe con il sentiero A6  che attraversa la Val di Corte e che poi sale alla sella tra la Serra Cappella e la Cima di Colle Angelo).
Termina così la fase preliminare di “riscaldamento” ed inizia la salita vera e propria su per il bosco cercando di mantenersi lungo la cresta, all’inizio è poco accennata, ma che man mano che si sale comincia a delinearsi sempre più chiaramente. Questo tratto anche se breve è abbastanza impegnativo anche per la gran quantità di foglie a terra ed un fondo piuttosto cedevole il tutto unito ad una pendenza sostenuta lungo cui si arranca metro su metro sino a raggiungere il limitare della faggeta sui 1.800 metri; anche se si procede a vista non c’è proprio rischio di sbagliare, è infatti sufficiente tenersi sempre verso sud e poi da un certo punto si iniziano ad incontrare dei segnavia  (bianco/azzurro) che indicano la via sin sulle due cime della Serra.
La discontinuità del panorama che si ha uscendo dal bosco è forte e gratificante; infatti si esce allo scoperto già ad una quota elevata e compaiono d’improvviso e quasi a portata di mano diversi rilievi: il Palombo, esattamente di fronte a nord e le numerose cime che compongono la Montagna Grande che chiude lo scenario a nord-est.
Fuori dal bosco la cresta sale con pendenza più morbida e, complice la bellissima vista sulla piana di Pescasseroli, la faticaccia appena prodotta finisce ben presto nel dimenticatoio mentre all’orizzonte si delinea la prima vetta della giornata: la cima nord della Serra Cappella.
A mano a mano che si sale si apre la vista sull’intero massiccio del Marsicano e sulla mole del Monte della Corte che nel complesso descrivono un’ampissima ansa di rocce crode e brecciai; già da qui con un po’ di fortuna è possibile scorgere dei camosci, abbastanza numerosi sulle pendici del Marsicano nelle stagioni in cui la montagna è meno frequentata. A noi è capitato in effetti di avvistarne una coppia appena usciti allo scoperto anche se, avendoci visto loro molto prima, i due esemplari si sono subito dileguati a valle così che l’avvistamento è durato giusto un attimo!
La cima nord della Serra Cappella (2.038mt) si raggiunge in meno di mezz’ora una volta fuori dal bosco e consiste in un piccolo pianoro molto panoramico verso ogni direzione dove una un ometto con scritta ed una strana realizzazione in metallo segnano il punto più alto. Lasciato il pianoro sommitale si scende comodamente nella sella che precede la cima sud della Serra, di poco più elevata rispetto a quella settentrionale; dalla sella ci sono da rimontare un centinaio di metri di salita sino alla quota 2.056mt (piccolo ometto con scritta). Di fronte s’impone alla vista l’impervia Cima di Colle Angelo caratterizzata dal forte contrasto tra l’erboso versante ovest e la rocciosa parete orientale frutto del lavoro dei ghiacci nella notte dei tempi.
L’avvicinamento alla terza vetta della giornata prevede la discesa una sella dove si ritrova sulla sinistra l’arrivo del sentiero A6 che più in basso attraversa la Val di Corte; dalla sella si ha di fronte una salita di duecento metri da fare mantenendosi lungo il filo della cresta, allo scopo conviene lasciare a metà strada il sentiero che invece di passare per la cima aggira il Colle Angelo si dirige direttamente verso la vetta del Marsicano.
Dal Colle Angelo (2.217) particolarmente interessante è la vista sulla sottostante Valle Orsara e sulla sella omonima: si tratta di lungo “ponte” roccioso che collega il massiccio del Marsicano al Monte della Corte: questa è indubbiamente una delle zone più selvagge del parco ed il nome infatti evoca la possibilità di avvistamenti tanto rari quanto interessanti.
L’escursione prosegue ora un lungo traverso in leggera discesa alla volta del Monte Calanga (2.168) anch’esso incluso nella lista dei “duemila” sebbene rispetti solo in parte i requisiti previsti per entrare nella classifica essendo di fatto un picco che emerge dalla digradante parete ovest del Monte Marsicano e non molto distante da quest’ultimo. Dal basso della vallata sotto Opi il Calanga è però la cima che più si nota anche per via della grossa croce di ferro e quindi nell’immaginario collettivo ha sicuramente tutte le caratteristiche per essere considerato una vetta a se stante. Dalla croce sulla cima è di particolare interesse la vista sulla Val Fondillo e sul monte Amaro di Opi che si trova immediatamente di fronte.
Dal Calanga alla cima “storica” del Marsicano (quota 2.245) s’impiega ben poco tempo, dovendo percorrere solo qualche centinaio di metri ed un modesto dislivello sino a raggiungere il grosso mucchio di pietre che segna la vetta, o meglio l’ampissimo pianoro sommitale da cui vale la pena affacciarsi dal versante est sul ripido strapiombo che precipita su rocce e brecciai nella testata della Valle Orsara.
Dalla quota 2.245 si estende verso sud un ampio altopiano fino alla Cima est del Marsicano (2.253mt) che costituisce il punto più alto raggiunto dall’escursione: si tratta di un ammasso di ragguardevoli roccioni che precipitano su tre lati costituendo una balconata d’eccellenza sulla valle Orsara e sul ripido vallone che sostiene la Cima del Monte Forcone; in questa zona non è difficile avvistare i caprioli ed anche a noi è capitato un incontro abbastanza ravvicinato con una coppia di esemplari che si sono trattenuti per qualche momento prima di balzare via, definitivamente fuori dalla nostra vista.
La traversata prevede di andare a toccare anche la cima del Ninna che si trova circa mezzo chilometro ad est di quota 2.253 e può essere raggiunta scendendo ad una sella lungo un percorso che prevede a tratti di dover mettere le mani sulla roccia: non che vi siano da superare  passaggi particolarmente impegnativi ma una certa attenzione è comunque richiesta anche nell’individuare i varchi migliori tra i massi che disseminano la cresta. La cima del Ninna (2.220mt) è l’avamposto più orientale del Marsicano e consente una visuale eccellente sul Ferroio di Scanno e sulle molte cime che circondano questo bellissimo altopiano nonché, data la posizione un po’ periferica rispetto al massiccio, sull’anfiteatro roccioso compreso tra la cima del Marsicano ed il Colle Angelo. 
Ritornati indietro sui propri passi ci si arrampica di nuovo sino alla quota 2.253 da cui si prosegue lungo la cresta sommitale verso la cima del Forcone che si raggiunge senza alcuna difficoltà: ad accogliere il montanaro è un bell’ometto di pietre (2.226mt) che segna l’ultimo “duemila” della traversata. Il Forcone è il punto più a sud dell’escursione ed è un buon punto di affaccio verso il lago di Barrea e la Camosciara.
Da quest’ultima cima non resta che scendere per andare ad intercettare il sentiero F10: dopo un rapido sguardo alla cartina decidiamo di puntare a valle tenendoci leggermente verso nord; si scende a vista su un ampio piano inclinato con un bell’affaccio sulla Val Fondillo che è proprio sulla verticale sotto di noi fino raggiungere quota 2.000 circa dove si ritrova la traccia ben marcata con gli immancabili segni bianco-rossi.
Lungo il sentiero, che scende con ampie anse sul fianco della montagna, si hanno numerosi ed interessanti scorci sulla zona attorno alla Camosciara e sul Monte Amaro di Opi che si trova proprio di fronte ed a brevissima distanza; con pendenza costante ed un fondo sempre agevole il sentiero si abbassa fino a lambire la piccola costruzione dello stazzo Forcone dopo di che entra nella faggeta sino a raggiungere la strada dove si è parcheggiato al mattino, completando così la traversata.
Che dire, questa escursione è veramente da raccomandare: si ha infatti la possibilità di trascorrere molto tempo sugli altopiani sommitali a quote sempre ragguardevoli e da lì godere di innumerevoli panorami sulla parte più interna del PNALM, inoltre si possono toccare una discreta quantità di cime classificate tra i “2000” dell’Appennino … insomma una vera soddisfazione per i montanari alla ricerca di nuovi luoghi e nuove vette da collezionare!
Quasi tutta l’escursione si svolge lungo sentieri molto ben segnati, solamente nella parte iniziale nel bosco in salita verso la cima nord della Serra Cappella si deve procedere a vista per un breve tratto anche se la via è facilmente intuibile e ben presto si incontrano i segnavia bianco/azzurri.
Complessivamente si percorrono 21 chilometri con un dislivello in salita di circa 1.400 metri, compresi i vari scendi e sali tra le cime.